Conclusioni

Il processo di formazione e maturazione artistica di Kawabata ha come punto di partenza le sue esperienze giovanili: lo stretto contatto con la morte, l’inclinazione verso l’arte tout court lo porteranno verso l’esperienza letteraria della Shinkankakuha dalla quale scaturirà l’esigenza di un ritorno, sempre però critico ed attento, alle fonti sia della lingua che della letteratura classica giapponese.

Il risultato di questo processo è la realizzazione in Yama no oto di un linguaggio simbolico ed allusivo il quale, immaginando sempre davanti a sé l’occhio attento del lettore, ha come unico fine quello di restituire, attraverso artifici letterari appositamente creati, suggestioni prima che contenuti etici o morali.

Queste suggestioni sono il risultato di una prosa misurata tra la grande sensibilità necessaria per cogliere la bellezza e la purezza che si manifesta in particolari situazioni, persone od oggetti della natura e un profondo distacco per restituirle ai sensi e all’immaginazione del lettore per mezzo di una tecnica sempre attenta e precisa.

I meccanismi utilizzati da Kawabata in Yama no oto funzionano ad un doppio livello: dal punto di vista del protagonista del romanzo prendono spunto dalla memoria, dai sogni e dalle fantasie di sonno secolare e sortiscono l’effetto di vincere la spinta del tempo e rompere perciò la linearità della narrazione. Possono, oppure, agire come “artifici” narrativi appositamente elaborati dallo scrittore con un occhio attento all’effetto che si vuole ottenere. Si tratta della propensione ad utilizzare schemi associativi prima che progressivi, valenze simboliche più che affermazioni dirette. Il risultato è quello di indurre nel lettore (a prescindere dal fatto che egli ne sia più o meno cosciente) stati d’animo particolari o sottolineare quei momenti cruciali nella narrativa dove, per effetto della magia di quegli stessi artifici, il tempo e la narrazione si fermano per fare spazio a momenti di puro lirismo. Spesso si ha l’impressione che la narrativa di Kawabata sia costruita per e su quegli attimi di stasi narrativa e di manifestazione della bellezza.

Il grande merito di Kawabata, perciò, è stato quello di saper attingere a quello che la cultura sia nazionale che internazionale, letteraria ma anche più genericamente artistica (pittura, scultura, musica e cinema), gli aveva saputo offrire per costruire una sua tecnica letteraria che fosse capace di suggerire prima che di affermare, di restituire emozioni seppure in forma indiretta, attraverso l’uso attento di artifici.